by M. Bormetti, CMO CreativitySafe
Ci capita spesso di ricevere questa domanda “Se registro un marchio all’ufficio marchio e brevetti è mio e nessuno può più dirmi nulla?”. Talvolta, è un modo gentile per sottointendere la vera domanda che vorrebbero rivolgere a noi e cioè “se registro un logo o uno slogan sulla blockchain attraverso il vs servizio, nessuno può poi pretendere di essere il titolare e portarmelo via?”
Torniamo alla domanda originaria e diciamo che la risposta è in genere sì, ma a condizione che voi siate effettivamente l’autore e l’utilizzatore a fini commerciali di quel marchio. Non pensate di avere ottenuto un salvacondotto rispetto a comportamenti scorretti per il solo fatto di averlo depositato su un registro pubblico e aver pagato le relative imposte.
Per illustrare il problema attraverso una casistica realmente successa, portiamo l’esempio di Supreme “New York” (si il brand di cui vedi il marchio raffigurato) vs Supreme “Barletta”.
Supreme nasce come un fashion-brand newyorkese di moda parecchi anni fa. Alcuni “ragazzi” italiani si accorgono che il marchio non è stato registrato in Italia (non chiedeteci come abbiano fatto) e ne registrano uno identico all’Ufficio Marchi e Brevetti, iniziando a commercializzare loro prodotti con quel brand. Si è arrivati al paradosso che Supreme “Barletta” (così è stata poi etichettata l’azienda italiana che aveva copiato il brand americano) esponeva merce a Pitti Uomo che i buyer internazionali pensavano fosse invece prodotta dalla vera “Supreme”.
Supreme New York si è accorta del furto di proprietà intellettuale e ha intentato causa a Supreme Barletta. Un causa che, come era logico aspettarsi, dopo poco ha vinto. Il fatto che il marchio originario non fosse stato registrato in Italia ha avuto l’unico effetto di ritardare l’azione giudiziale e renderla più “costosa”, ma alla fine i proprietari veri del marchio hanno ottenuto giustizia.
La morale quale è? Il fatto che un marchio venga registrato all’EUIPO o all’Ufficio Marchi e Brevetti non rappresenta una garanzia di autenticità e non rappresenta una sorta di scudo che mette al riparo dal reato di furto della proprietà intellettuale. Questo vale anche per la blockchain e per il nostro Servizio di registrazione. Chi pensa di potersi appropriare della creatività altrui e di farne poi valere la titolarità per il sol fatto di averla registrata per primo presso un registro ufficiale o presso blockchain commette un reato e la registrazione si trasforma in realtà in una prova a suo carico … di malafede.